CONTRASTO DELLA LUDOPATIA A CEFALU’

Proseguiamo le interviste ad esperti del contrasto al Gioco d’Azzardo Patologico nell’ambito del progetto Gioco Scaccia Gioco. Abbiamo ascoltato la dottoressa Rosa Maria Zito, pedagogista del Sert di Cefalù.

Dottoressa Zito, qual è il vostro target, quali persone si rivolgono a voi?

I giocatori patologici arrivano da noi quasi sempre su stimolo della famiglia. Possono arrivare accompagnati o anche da soli, ma prevalentemente si tratta di persone che arrivano su stimolo esterno, su input dei familiari preoccupati.

Che affluenza avete rispetto al gioco d’azzardo patologico?

In questo momento abbiamo otto persone in carico, ma il numero varia a seconda dei periodi. Solitamente si tratta di uomini tra i 40 e i 50 anni, ma sia per quel che concerne l’età che il genere non è possibile fare distinzioni nette, abbiamo avuto pazienti tra dai 30 agli 80 anni, sia uomini che donne. Possiamo dire che gli uomini giocano più che altro alle slot machine e scommettono su eventi sportivi, mentre le donne hanno una propensione pari a zero per le scommesse. Sia uomini che donne giocano al Gratta e vinci.

Le risorse a disposizione che possedete vi mettono nelle condizioni di lavorare al meglio? Di che tipo di personale disponete?

Siamo in tre, io che sono una pedagogista, un medico e una psicologa che si è aggregata a novembre dell’anno scorso e che ha un ruolo specifico per il contrasto al GAP il cui arrivo è stato prezioso per poter migliorare il servizio.

Quali sono le metodologie che utilizzate per aiutare i giocatori patologici?

Le valutazioni vengono stabilite in base al tipo di paziente, ma in generale come primo strumento utilizziamo il SOGS (South Oaks Gambling Screen, ndr), accompagnato da un’attenzione particolare all’educazione emotivo affettiva dei pazienti. Quindi seguiamo passo passo il percorso.

Quali sono i risultati che potete riscontrare rispetto alla vostra azione? Esiste un monitornaggio?

I tempi per valutare il successo della nostra azione sono di un anno circa, poi inizia la fase di monitoraggio, che prevede il coinvolgimento delle persone vicine ai pazienti. Purtroppo per quel che riguarda i disturbi comportamentali, la bugia è sempre dietro l’angolo, perciò è importante che chi vive a fianco delle persone che hanno iniziato un percorso siano presenti nel monitoraggio. Suggeriamo sempre di controllare le spese correnti, anche magari attraverso dei budget da tenere sott’occhio tramite gli scontrini e delle uscite da bancomat o carte di credito. Quando poi si riscontra un miglioramento, ovviamente, cerchiamo di riportare il paziente all’autonomia, perché questo è l’obiettivo.